Tracciati emotivi
Brevi note sull’opera pittorica di Claudio Granato.
Credo che un artista sia mosso, oggi esattamente come nel passato, da un’urgenza espressiva di cui, spesse volte, non del tutto gli è chiaro il fine. Se nel lavoro pittorico quella sorta di indagine interiore, che il disegno compie come automatica perlustrazione, si contempera nella materia e in essa trova una qualità che lo definisce, nel lavoro grafico si verifica una situazione quasi protettiva. Potrebbe protrarsi all’infinito questo stato di cose, manifestando brani di realtà profonde, per poi richiudersi su di esse e tentare di aprire via via nuovi spiragli. Ecco allora insorgere il bisogno di certificare anche il dato reale, imprescindibile per assumere un personale punto di vista sugli accadimenti dei nostri giorni, foss’anche quello di levare un grido muto ed impotente intriso di orrore. Questo è un compito che il nostro artista consegna alla fotografia, che con la sua possenza certifica e garantisce.
L’opera di Claudio Granato si segnala come un tracciato emotivo intriso di elementi di astrazione, di cosmogonie psichiche, di percorsi interiori in sé irripetibili emotivamente ma rinnovabili per via pittorica. All’artista non interessa la pura rappresentazione metaforica di eventi quotidiani, perché questa li cristallizzerebbe in un reperto mummificato, quanto piuttosto l’aspirazione a rigenerarli, a farli rivivere di fronte ai nostri occhi, per stabilire un contatto empatico fra la reazione emotiva dell’artista e quella dello spettatore.
Audacemente Claudio orchestra innumerevoli concerti visivi apparentemente inconciliabili: astratti, informali, figurativi, fotografici, grafici… ma, che ad un’attenta lettura, si disvelano come essere semplici tasselli strutturali di una forte e chiara volontà demiurgica e straordinariamente libera, insofferente alle schematizzazioni didattiche e alle partizioni fra generi rigidamente separati. Per Claudio la pittura deve tornare ad essere una missione etica inverata nel linguaggio autonomo della forma-formante etero referenziale in quanto portatrice di nuove realtà interiori. Non a caso, infatti, lo spazio che interessa l’artista è una dimensione in divenire, fluida, aperta e metamorfica, solcata da divampanti lampi di una coscienza in perenne ebollizione che non cessa mai di indignarsi.
La ricerca di Claudio Granato sa essere “come una freccia fiammeggiante”, “un incendio di chiaroveggenza” per dirla con Rainer Maria Rilke.
Si può esser certi che il lavoro di Claudio, per chi è attento, arriverà a farci vedere quanto Novalis raccontava a Karl Ludwig Woltmann “… Mentre contemplavo l’aurora, si è fatta sera”.
L’uso del colore fluido e aperto sottolinea l’aspetto lirico-emotivo dell’artista, che attraverso di esso trova lo strumento per liberare l’aspetto fenomenico della realtà verso una nuova soglia percettiva della stessa. Il segno colore, dunque, come frammento di nuove percezioni, di nuove modellazioni, la fotografia diversamente è presente come analogo del reale, come possibilità di partenza della lettura dell’opera.
L’opera di Claudio può esorcizzare, può trasmettere inquietudini, ma la vera forza vive in quel sentimento che si trova sul confine labile delle emozioni, tra fotografia e pittura.
La pittura è sogno? La fotografia è sogno? L’Arte è sogno? Sì! Il sogno è infatti un deposito memoriale di mito, un tramite di visioni. Ma l’Arte non è solo sogno, bensì esercizio del sogno: un esercizio ben calibrato e sorvegliato.
Un sogno vegliante.
Gabriele Agostini
Breve bio
Claudio è un medico chirurgo con la passione della fotografia, da quando è andato in pensione ha ripreso anche la pittura, questa esposizione è la sua prima personale.
Vernissage Sabato 14 gennaio 2023 ore 18:30 (ingresso libero)
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00