ATLANTE UMANO SICILIANO
Di Francesco Faraci
Dal 2 al 29 febbraio 2024
Vernissage Venerdì febbraio ore 19:00
Ingresso libero.
Orari: dal lunedì al venerdì 10:13; 16:19
Tre parole che insieme formano una frase, ma se messe in proprio ognuna di esse ha una sua identità precisa. Sicilia porta d’Europa, per qualcuno inizio di una nuova vita, punto d’approdo dalla vicina africa. Per altri, invece autoctoni è sguardo sul mondo, odora di radici. Terra infima e meravigliosa dove nulla è mai come appare. Per contingenza, greca illusione.
Atlante è viaggio, ma non importa il come, bensì il dove e il perché. Percorrendo una geografia dell’anima, mediterranea, fatta di sensazioni, di percezioni che sgorgano dalla terra nuda dopo la mietitura. Il vento, il cielo, le correnti marine, il sole, la luna e il sale sulla pelle. Tutto concorre a tracciare su una cartina immaginaria i segni del passaggio del viandante, che nulla ha con sé se non le ossa, nudo e aperto com’è di fronte alla sorpresa, al fato, al destino.
Umano perché terreno. Perché l’uomo, in fondo, è al centro della ricerca. La sua condizione di “moderno” in una terra che fatica ad evolversi e che quando lo fa, o ci prova, cede ogni volta un pezzo della sua atavica identità. Un lavoro sui contrasti, sugli opposti: vita\morte, caos\silenzio, gioia\tristezza, rassegnazione\riscatto. Paesi ormai semi abbandonati, dove chi parte non fa più ritorno e l’età di mezzo è ormai un’utopia. Rimangono i vecchi, le pietre delle case dalle porte e dalle finestre sbarrate con la scritta “Vendesi”, che raccontano di ciò che si è stato e di cosa sarà nel prossimo futuro. Dalla Sicilia si fugge, ma il territorio muore e nemmeno troppo lentamente. Si tratta di provare a salvare, a imprimere su carta quel che c’è. Il paradosso è che non mancano l’energia e nemmeno la poesia. Nell’eterna lotta fra andare e restare ho scelto di resistere e raccontare la terra in cui vivo, in controtendenza forse con la fotografia esotica che fa dell’altrove, il più lontano possibile da noi, un vessillo. Eppure, aprendo le porte di casa, spalancando le finestre metaforiche di noi stessi, quindi aprendosi, il mondo accoglie, chiede di raccontarne la storia. La vita, la morte, i sogni e le sconfitte.
Siciliano, dunque, per appartenenza non sempre fiera. Esserlo (siciliano) significa, oggi, mettersi in cammino, scavare a fondo nella terra sapendo che il mare, unico e definitivo confine, ha nella linea dell’orizzonte e nelle direzioni dei venti il suo unico limite. Tre parole per dire di un luogo di frontiera, dunque. La ricerca di una piccola America. Ispirato da Robert Frank e dal suo “The Americans” mi sono messo in viaggio, ecco il senso di questo lavoro che implorava di venire fuori.
BIOFrancesco Faraci nasce a Palermo, in Sicilia, nel 1983. Dopo studi in Sociologia e antropologia scopre la fotografia come principale mezzo di espressione e in inizia a girare l’isola, in lungo e in largo, alla ricerca di storie da raccontare.
Ha pubblicato con “The Guardian”, “Time Magazine”, “The Globe and Mail”, “La repubblica”, “L’Espresso” “Le Monde”, “Liberation”, VICE.
Dopo tre anni di lavoro pubblica nel 2016 il suo primo libro “Malacarne – Kids come first”. A cura di Benedetta di Donato e edito da Crow dbooks, un viaggio di tre anni dentro le estreme periferie della città viste attraverso i bambini. Riceve il secondo premio nella sessione libri fotografici al PX3 di Parigi e al MIFA di Mosca.
Nel 2017 pubblica il suo primo romanzo “Nella pelle sbagliata” edito da Leima Edizioni. Tiene workshop in giro per l’Italia, collaborando con varie realtà. Nel 2019 parte in tour con Jovanotti e con il suo “Jova Beach Party per un libro sul viaggio in Italia a partire dai concerti dal titolo “Jova Beach Party: cronache da una nuova era pubblicato da Rizzoli.
Nel 2020 il suo progetto” Atlante Umano Siciliano” diventa un libro edito da EMUSE.
Nel 2021 collabora con Achille Lauro per il singolo “Solo noi” insieme descrivono le periferie romane. Le fotografie sono state proiettate in prima serata durante la sua partecipazione al festival di Sanremo.
Nello stesso anno collabora con Netflix e Alessandro Cattelan per “Una semplice domanda”, una docu-serie presente sulla piattaforma digitale.
Nel 2022 pubblica con Mimesis Edizioni il saggio “Anima nomade: da Pasolini a una fotografia povera” con l’introduzione di Franco Arminio. Gira fra i vicoli di Palermo il video di “Metiderraneo”, una canzone di Lorenzo Cherubini in arte “Jovanotti”
In collaborazione con Kromart gallery